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I tamponi in Umbria Quali numeri vengono serviti nel comunicato giornaliero? I test rapidi sono utili e li stiamo già utilizzando? Ci si vuole affidare, ancora, al privato?

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AVIGLIANO UMBRO – 3 Aprile 2020 – Settimana scorsa avevamo parlato dell’intenzione della Regione Umbria di triplicare, e quindi passare da 500 a 1500, i tamponi giornalieri, questo attraverso due test rapidi: il primo, in 15 minuti rivela nel sangue la presenza di anticorpi specifici prodotti contro il virus, il secondo, un test molecolare che rileva la presenza del virus nelle vie aeree con risposta in un’ora. Così dichiarava la Regione: “Grazie a queste introduzioni si stima di poter effettuare all’incirca 1.500 test al giorno, privilegiando le aree geografiche dove il virus è più diffuso.”

Sulla carta Questi due tipi di test sono ancora “un esperimento”, né la Regione, né l’Istituto Superiore di Sanità hanno già dato giudizio positivo sulla effettiva validità. Nei comunicati giornalieri l’Umbria, non ha mai comunicato l’esecuzione di 1500 tamponi, anche oggi sono stati comunicati come eseguiti 872 tamponi. Questi numeri ci riempiono di domande. Sono tamponi effettuati e processati o solo processati? I test rapidi non vengono dunque comunicati e sono solo affiancati al tampone faringeo per testarne validità? Come mai non si è mai arrivati a 1500 in un giorno, non ci sono forse tanti sintomatici, tanti sanitari, a cui fare il tampone?

Intanto Come spesso accade dove traccheggia il pubblico, gongola il privato. In tante regioni italiane dei centri privati sono pronti ad eseguire il test rapido della ricerca degli anticorpi a pagamento. Il test è, sì, validato CE ma non è ancora definito affidabile, come detto, né dalla Regione né dall’ISS. A cosa serve il test? Trova anticorpi specifici. Questo ci può essere utile alla ricerca dei positivi asintomatici? Il test non ci dice in nessun modo a che punto è il virus, se si è totalmente guariti, all’inizio, se si è contagiosi o meno. In Umbria un centro, che preferiamo non citare, è da oggi attivo per somministrare questi tamponi alla modica cifra di 70 euro; struttura già tutta prenotata per i primi tre giorni. Puntualizziamo che la clinica, intervistata da nostri colleghi, ben più autorevoli, ha dichiarato di non essere in nessun modo entrata in contatto con la Regione.

Sorvolando sull’effettivo costo del kit per il tampone e del surplus dell’offerente, ci chiediamo come sia possibile permettere una cosa del genere, il tampone non va fatto solo a chi è sintomatico e in contatto con positivi? Qualcuno permetterà di fare tamponi di dubbia utilità, qualcuno permetterà di lucrare sulla paura delle persone?

In tempi di autocertificazione, saranno autorizzati i pazienti a muoversi per usufruire di questo “servizio”?

Luca Proietti

 

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