6 marzo 2020 – Era il lontano 1980 quando, nei cinema italiani, usciva un film dal titolo “La pagella”, diretto dal mitico Ninì Grassia e con attore protagonista il grande cantante napoletano Mario Trevi. Il film era un musicarello (di tarda epoca rispetto a quelli degli anni d’oro) in quanto basato sul brano omonimo uscito tre anni prima. Nel film il meccanico Salvatore Fontana (Mario Trevi) ha un figlio che viene promosso con tutti dieci a scuola e, nel rispetto della promessa fatta, decide di regalargli un orologio d’oro. Recatosi con il ragazzo da un orefice, i due rimangono vittime di una rapina nella quale il ragazzo rimane ucciso. L’uomo ne esce totalmente sconvolto e pronto a vendicarsi. Il paragone con ciò che è avvenuto a Napoli nella notte fra il 29 febbraio ed il 1° marzo scorsi è cogente, se poi si pensa che l’oggetto del contendere sia lo stesso: un orologio di valore. Questa volta, però, non si tratta di un film: un ragazzo di 15 anni, Ugo Russo, è rimasto veramente ucciso.
I fatti Un carabiniere di 23 anni, le cui generalità non sono state rese note, era in compagnia della sua fidanzata quando due ragazzi (Ugo Russo ed un suo amico diciassettenne) hanno tentato di rapinarlo per sottrargli il Rolex che aveva al polso ed una catenina. Minacciato con una finta replica di una Beretta 92, il carabiniere ha risposto a tali minacce sparando contro i due e uccidendo il quindicenne. La ricostruzione dell’esatta dinamica degli eventi è tuttora in corso. Ciò che è accaduto dopo invece è arcinoto: dagli spari contro la caserma dei carabinieri Pastrengo alle 4 del mattino sino alla devastazione del Pronto Soccorso “Vecchio Pellegrini” da parte dei parenti del ragazzo, con la conseguente chiusura dello stesso per la mancanza di mezzi. Devastazione né comprensibile né giustificabile, in quanto ha privato altri cittadini di un servizio essenziale e primario.
Il punto di vista sul carabiniere Il carabiniere si è sentito minacciato: era in compagnia della fidanzata e non poteva sapere che quella che aveva in mano Ugo Russo fosse una pistola finta, essendo stata debitamente modificato. Il carabiniere ha quindi risposto e si è difeso. Perché, però, farlo per tre volte? Non sarebbe stato necessario un solo colpo, considerando per di più che si tratta di una persona che ha a che fare con le armi, non essendo civile? Perché sparare anche quando il ragazzo è stato ormai reso innocuo in termini di offensività? Su questo sta indagando la magistratura, che ha infatti imputato il carabiniere di omicidio volontario.
Il punto di vista su Ugo Russo Il ragazzo, e non neghiamolo, è cresciuto in un ambiente difficile e in quella stessa notte aveva commesso anche un’altra rapina (nelle sue tasche è infatti stato ritrovato un Rolex riconducibile a tale furto). Le domande sono tante, ma una batte molto forte nella testa: dove sono stati i genitori? Che educazione hanno impartito al figlio e come lo hanno difeso da un mondo che avrebbe potuto condurre anche a questa tragica fine? Il ragazzo, poi, ha indubbiamente sbagliato (e con lui il suo amico alla guida del motorino). Non si può, però, non concedere una opportunità di redenzione a due giovani di soli 15 e 17 anni: ci sono tanti anni davanti per poter cambiare strada e tornare sulla giusta carreggiata…
Campagna (elettorale) Non è mancato subito chi, su tale evento tragico, abbia colto l’opportunità di fare propaganda politica andando a rimarcare di schierarsi da subito con il militare dell’arma dei carabinieri, adottando un metro di valutazione semplicistico e lontano dalla completa ricostruzione dei fatti, la quale è ancora in corso. Per una volta la politica non potrebbe astenersi dal commentare tali fatti per pensare invece a come eradicare da certe zone d’Italia una criminalità che attira a sé i giovani invece far schifare questi ultimi al solo sentirla nominare? Oppure rimane una certa paura nel voler toccare alcune zone d’Italia per fare prevenzione per poi andarle a nominare solo a tragedia ormai avvenuta?
Musica musica Il titolo dell’articolo non poteva che riprendere quello del brano di Mario Trevi “’A pagella”. La canzone-sceneggiata, dai tratti fortemente drammatici (ma anche fortemente trash) venne pubblicata nel 1977 e l’arrangiamento fu curato dal M° Antonio “Tony” Iglio.