Avigliano News apre una nuova rubrica per raccontare Avigliano com’era tanti anni fa, attraverso i ricordi dei tanti personaggi del paese, che oggi ci sono d’esempio, nonché fonti inesauribili di una memoria storica che non vorremmo dimenticare. Racconteremo con i loro occhi e la loro voce la vita subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, negli anni del boom economico, fino agli anni Settanta e Ottanta, e via via fino ad oggi. Per scoprire cos’è cambiato e cosa c’è di nuovo, per non perdere soprattutto le nostre radici e il nostro gaudente passato. E perché no, anche tutti gli anziani che coi loro volti dicono più di chiunque altro su Avigliano.
“La Lisetta s’aricorda”
La Lisetta Venturi (il cognome di suo marito Renato, da nubile il suo cognome era Terenziani) col suo viso dolce e la sua forza d’animo vive da novantadue anni ad Avigliano ed è una di quelle donne di un’altra epoca, che non ha mai avuto paura delle fatiche a braccia e che vede nei suoi nipoti e nella sua famiglia, il senso di tutta la sua vita.
E’ nata a San Quirico nel 1924 ed è sempre stata una contadina, di quelle che hanno «maneggiato» la terra fin da piccola, visto che poi era l’unico da fare nella campagna di allora. E da buona massaia c’è anche cresciuta nei campi, perché: «Purtroppo bisognava sopravvivere – racconta Lisetta – e anche se la miseria era tanta, ci si rimboccava le maniche e tirare a campare come meglio si poteva». Negli anni della Guerra, «oltre alla fame e al timore che da un minuto all’altro si sarebbe potuto morire, c’era – aggiunge – la paura e la ferocia dei tedeschi che erano arrivati anche da queste parti». Addirittura per non farsi vedere, «noi contadini di Avigliano ci mettevamo a sbrigare le nostre faccende fuori e dentro casa quando scendeva la notte e per giorni e giorni dormivamo dentro alle stalle», racconta Lisetta. Uno stratagemma per mettersi al riparo dalle retate dei soldati tedeschi che occupavano e presidiavano la zona tutti i giorni.
Fortuna che a guerra finita, anche Avigliano è rinato dalle sciagure che aveva portato con sé il peggior conflitto della storia e anche Lisetta, anno dopo anno è riuscita a costruirsi il suo futuro, in piena salute e con qualche soldo in più. «Piano piano, anche qui sono cambiate le cose; non c’era tanto lì al paese vecchio. C’era il teatro, la farmacia e il cottolengo delle suore solo, però a noi ci bastava e anzi, ci sembrava anche tanto. Mica c’erano tutte le botteghe che ci stanno adesso».
Quello che non è mai cambiato è la tanta voglia di fare del paese, « della gente per bene che lo abita» sostiene Lisetta, che non ha mai abbandonato Avigliano «nemmeno per sogno» ribadisce. Il suo mondo del resto è tutto qua e non desidera altro, da buona donna di casa e da bisnonna, oramai. «E poi, quanno c’è la festa, a Avigliano ce vene mezzo monno!» esclama la Lisetta e che vede ogni anno nella festa di agosto. Senza dimenticare le sue care amiche, «che gira che te riggira stamo sempre qua». Parola della Lisetta.
Elena Frasconi