3 aprile 2020 – Un evento del genere come quello della pandemia di Covid-19 dovrebbe di certo far emergere il lato più buono e solidale dell’uomo nei confronti del proprio prossimo e da questo punto di vista gli esempi ci sono stati: cospicue donazioni monetarie nei confronti della Protezione Civile, della Croce Rossa, volontariato civile, sostegno alla sanità… Molti sono però stati gli esempi di segno contrario: resse per la spesa e discussioni per potersi accaparrare l’ultima confezione di carta igienica, lucro spropositato su mascherine e gel igienizzante, aumento del costo di determinati prodotti… Un caso spiacevole e assai negativo, poi, è stato sotto gli occhi di tutti nei giorni recenti, con quello che è accaduto fra i comuni di Amelia, Attigliano e Giove.
Spesa a sorpresa Domenica 29 marzo, a causa di una disinfezione dei locali, il sindaco di Giove Alvaro Parca viene a sapere che l’unico punto di vendita di generi alimentari all’interno del Comune rimarrà chiuso. Il primo cittadino deve ovviamente tutelare la possibilità di approvvigionamento da parte dei propri cittadini e dopo aver contattato i colleghi di Amelia ed Attigliano (rispettivamente Laura Pernazza e Leonardo Vincenzo Fazio) prende la decisione di autorizzare i cittadini a poter effettuare la spesa nei punti vendita dei due comuni limitrofi. Accade poi però che il sindaco Parca venga a sapere che non basterà la sola giornata di lunedì 30 marzo per le operazioni di sanificazione dei locali e che quindi la chiusura si protrarrà sino a tutto il giorno successivo. Il sindaco avverte il collega di Attigliano, ma non la collega amerina (per sua dimenticanza, dirà). I cittadini dei due comuni confinanti a quello di Giove lo vengono a sapere. Esplode il finimondo, o quasi. Esplode anche perché si viene a conoscenza del fatto che il supermercato di Giove è stato chiuso poiché uno degli operatori all’interno di esso era risultato positivo al Coronavirus. Quindi, di fronte alla paura, è giusto scatenare il panico.
“Robba mia…” La crisi fra i tre comuni (1 vs. 2) si è poi momentaneamente risolta con la possibilità della consegna della spesa a casa per i residenti del Comune di Giove da parte dei volontari della protezione Civile, ma ciò non è bastata per far scattare le accuse di “razzismo” nei confronti degli attiglianesi e degli amerini che erano già “scesi in strada” per bloccare l’ingresso dei giovesi pronti per fare la spesa. Il comune di Attigliano è poi andato oltre emettendo in data 31 marzo scorso una vera e propria ordinanza sindacale (poi revocata il 2 aprile) che vietava a tutti gli effetti l’ingresso all’interno del territorio comunale per i residenti a Giove e frazioni (andando forse poi contro alle disposizioni governative in caso di necessità per quanto riguarda l’approvvigionamento alimentare dei cittadini). Una gara di vera e propria solidarietà insomma. La domanda con cui chiudere il cerchio, alla fine di tutto, è questa: i cittadini di Amelia ed Attigliano temevano l’ingresso dei giovesi a causa della paura di un possibile contagio (in parte giustificata) o per il semplice fatto che un popolo straniero avrebbe potuto portarsi via le scorte destinate alla popolazione, considerando poi il fatto che non c’è nessuna emergenza di tipo alimentare? Certo, a dar spago ad un messaggio del genere in passato ci sono stati molti politici e di certo la loro influenza ha fatto sì che anche il nostro vicino di casa diventasse l’altro, quello da temere, quello di cui avere paura. Chissà se, finito questo periodo di emergenza, i rapporti fra i cittadini di Giove e quelli di Amelia ed Attigliano torneranno come prima. Certo che però anche gli amministratori “c’hanno messo sopra l’accuso”…
Un presentatore Il punto di tutto ciò però è quello di cui si parlava all’inizio, cioè delle conseguenze che causano questi eventi sul comportamento umano: ci fanno ritrovare uno spirito di solidarietà oppure ci rendono nelle bestie come teorizzava Hobbes per l’uomo nello stato di natura? Insomma, acquistiamo candore oppure diventiamo brutti, sporchi e cattivi come i protagonisti dell’omonimo film del 1976 di Ettore Scola? Per concludere vorrei citare il caso di Alberto Lupo, noto presentatore della RAI scomparso nel 1984 dopo una lunga sofferenza dovuta ad una trombosi cerebrale che lo colpì nel 1977. Due anni dopo venne intervistato per una rubrica del TG2 che indagò sul come fosse cambiata la sua vita dopo la malattia e ad una domanda sul come fosse cambiato interiormente rispose:
“Mi dicono che queste cose, queste (queste) brutte botte migliorano: io non vedo dove possano migliorare; a me, veramente, hanno peggiorato tutto. Per esempio, dicono che si diventa più buoni. No! Io sono diventato più cattivo, lo devo ammettere. Mi sembra di essere decisamente più cattivo.”
Siamo sicuri che anche noi non siamo diventati come lui? O forse lo siamo sempre stati? Di certo se ci impediamo a vicenda di poter fare la spesa in questo periodo eccezionale, non siamo sicuramente messi bene.
Musica musica Oggi a farla da padrone è il brano colonna sonora dell’omonimo film del 1976: “Brutti, sporchi e cattivi”, diretto da Ettore Scola e con protagonista l’indimenticabile Nino Manfredi. Le musiche vennero composte, arrangiate e dirette da Armando Trovajoli. A cantare il brano principale è la Schola Cantorum della RCA Italiana.