1° novembre 2019 – Tutti si aspettavano che finisse così; persino Pierluigi Bersani a “DiMartedì”, senza troppi giri di parole, ha detto che negli ultimi 4 anni il PD in Umbria ha avuto un crollo verticale e non poteva, quindi, che perdere queste elezioni regionali anticipate. Nemmeno lui, però, si sarebbe aspettato un divario così ampio, superiore al 20% dei voti. Nemmeno il sottoscritto che, pure lui, dava il risultato sì scontato, ma con un minimo di “gara” ancora da svolgere. Invece no, è finita 57,55% (Tesei) a 37,48% (Bianconi). Un divario di voti amplissimo che lascia molte riflessioni da fare.
Crollo M5S Subito da notare è il crollo dei voti andati al Movimento 5 Stelle, passato dal 14,56% delle regionali del 2015 al 7,41% del 27 ottobre scorso. Praticamente la metà (o quasi). Molti degli elettori grillini, con alta probabilità, sono rimasti delusi dell’alleanza del loro partito con quello che da sempre era stato visto come un nemico storico da combattere: il Partito Democratico. Innaturale quindi, per molti, vedere nella stessa inquadratura Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. Molti hanno allora cambiato bandiera, portando il loro voto alla coalizione di centrodestra. Dimezzati, quindi, anche i consiglieri pentastellati che passano da 2 a 1. Risulta eletto il solo Thomas De Luca, candidato sindaco a Terni nel 2018.
Il tempo del PD Quello che ha sicuramente molto pesato sulla candidatura di Vincenzo Bianconi è stato il fattore tempo. Il candidato del patto civico è stato infatti reso noto solo alla fine del mese di settembre, quando invece la coalizione di centrodestra aveva iniziato a pubblicizzare la Tesei sin dal mese di giugno. Una campagna elettorale molto breve, quella del centrosinistra, durata quindi poco più di venti giorni. Pochi, troppo pochi, anche secondo lo stesso Vincenzo Bianconi. Pochi per poter girare tutto il territorio umbro (ed i suoi meravigliosi borghi) e poter imporre in maniera più forte un messaggio che forse non è potuto arrivare a tutti quanti gli elettori. Se la stessa persona fosse stata scelta un mese prima senza dover rincorrere il tempo e le scadenze, le cose sarebbero potute forse andare in maniera meno disastrosa.
La presenza Ed è proprio la presenza sul territorio quella che ha giocato molto a favore del centrodestra, con i vertici della Lega che sono stati praticamente presenti in qualsiasi anfratto dell’Umbria. E soprattutto sono stati presenti nelle piazze, preferendo quest’ultime ad auditorium e teatri. Il PD ed il M5S sono stati troppo “al chiuso”, cercando quasi di nascondersi ed hanno portato poi i “pezzi grossi” in Umbria, cioè i politici di rilevanza nazionale, solo negli ultimi giorni. E dove è poi avvenuto l’unico incontro con Zingaretti, Conte e Di Maio presenti? In un palazzo e non in una piazza. Va infine evidenziato che in periodo pre-elettorale Salvini ha effettuato in Umbria 53 comizi, Zingaretti 15 e Di Maio 8.
I lasciti Come evidenziato già nell’articolo della scorsa settimana (https://www.aviglianonews.it/la-fotografia/) il PD non ha poi lasciato un’eredità molto positiva in Umbria e ciò ha di certo influenzato il voto degli elettori i quali non hanno di certo dimenticato la gestione dello “scandalo sanità” o il taglio dei trasporti pubblici effettuato questa estate (misura necessaria, ma non molto gradita). Il partito guidato da Walter Verini a livello regionale, avrà ora 5 anni di tempo d’opposizione per potersi ricompattare, anche se diverse fonti danno già la ormai ex-governatrice Catiuscia Marini “in viaggio” verso Italia Viva…
Echi di crisi Dopo la netta sconfitta, cominciano subito a levarsi le prime voci di malumore interne al Partito Democratico Umbro, con molto critiche e diversi abbandoni. A chiedere la testa del segretario regionale umbro del PD Walter Verini è lo sconfitto Andrea Vannini (quarto dei non eletti), il quale accusa Verini di essere il responsabile primario “della più grande sconfitta mai subita in Umbria dal PD”. Ad accusare Verini anche Nicola Mariuccini, ex segretario comunale di Perugia. Bordate arrivano pure al riconfermato Fabio Paparelli, invitato dall’ex consigliere Vannio Brozzi a “rimettere il mandato e fare il segretario di un circolo”. Il PD ternano, infine, perde pezzi con Valdimiro Orsini, Cristhia Falchetti Ballerani e Sara Giovannelli che hanno deciso di riconsegnare la tessera del partito. Renzi ha a che fare qualcosa in tutto ciò?
Un plauso I complimenti vanno di certo fatti alla coalizione vincitrice, ricordando come i messaggi semplici (a volte sin troppo) di Matteo Salvini riescano ad arrivare direttamente al popolo elettore, mentre alcuni messaggi della opposta fazione rimangano spesso “appesi per aria”. Un plauso vero va fatto però proprio a Vincenzo Bianconi, presentatosi da solo alla conferenza stampa della notte del 28 ottobre. Da sconfitto in maniera ampia, ha riconosciuto senza alcun dubbio di avere perso, emozionandosi poi quando ha parlato della sua famiglia e dei suoi figli, ricordando loro di combattere sempre per le proprie idee. Un messaggio che, indubbiamente dalle idee politiche dell’uno o dell’altro, ha di certo una valenza universale.
Musica musica L’amore fra la sinistra e l’Umbria è quindi finito nella maniera peggiore possibile, con una sconfitta andata oltre le più buie previsioni. Ed è finito anche il “breve amore” fra PD e Cinque Stelle alle elezioni regionali, con Di Maio che ha dato un chiaro “Stop!” alle alleanze con altri partiti in occasione delle consultazioni elettorali di carattere locale. Titolo azzeccatissimo è quindi quello del brano di Gigi Proietti, sigla di chiusura della trasmissione “Sabato sera dalle nove alle dieci” andata in onda fra il gennaio ed il febbraio del 1974 su l’allora Programma Nazionale della RAI.