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“Controllo del vicinato”, le parole del criminologo Francesco Caccetta per contrastare la delinquenza

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Nella serata di ieri, 6 Ottobre 2017, nel teatro comunale di Avigliano, si è tenuto l’incontro “Il miglior antifurto è il tuo vicino”, organizzato dal Comune e volto ad instaurare una collaborazione tra cittadini e forze dell’Ordine per la promozione della sicurezza urbana. Relatore della serata è stato Francesco Caccetta, criminologo e membro della Società Italiana di Criminologia (SIC). L’esperto ha illustrato in modo molto esauriente e dettagliato quali sono i 3 punti principali per costituire un controllo del vicinato ad hoc, che possa così contrastare la criminalità e il vandalismo:

Francesco Caccetta

“Il primo punto è recuperare la coesione sociale –  ha detto Caccetta – e fare in modo che i cittadini che abitano in un determinato territorio possano tornare a dialogare. Questo può essere agevolato, ad esempio, dall’amministrazione comunale, che può organizzare incontri tra la gente che abita nello stesso quartiere e ripristinare un legame tra le persone. Inoltre, deve esserci volontà, da parte dei cittadini, di attivare il controllo del vicinato. Se la proposta non parte da loro, che devono avere il buon senso di considerare il proprio vicino come una sorta di “alleato” in questo sistema di prevenzione, il progetto non si potrà mai realizzare. Il secondo punto è quello di imparare ad eliminare le nostre vulnerabilità mentali e comportamentali, che in parole povere significa “non offrire il fianco al ladro”. Ci sono delle cose che noi facciamo che mettono il ladro a suo agio, cose che a noi sembrano di poco conto, ma che invece per un delinquente sono fondamentali affinchè possa portare a termine il furto o la truffa. È bene dunque adottare uno stile di vita che, attraverso delle piccole precauzioni, possa rendere difficile la vita a questi malviventi. Terzo ed ultimo punto – prosegue il criminologo – è quello di imparare a fare segnalazioni precise alle forze dell’Ordine: qualora vi doveste imbattere in una macchina sospetta, ad esempio, è sempre meglio indicare ai Carabinieri o alla Polizia il numero di targa, quando è possibile, perché grazie ad esso si potranno ottenere moltissime informazioni: a chi appartiene la macchina, se è stata rubata, se chi la guida ha già avuto precedenti penali, ecc. Questa accortezza può essere fondamentale ai fini delle indagini e della ricerca della vettura.”

Dopo la spiegazione dei 3 pilastri chiave per la realizzazione di un buon controllo del vicinato, Caccetta è passato ad illustrare quella che è la psicologia del ladro. Quello che un malvivente pensa e come ragiona, infatti, è molto importante da capire, perché ci permette di anticipare le sue mosse e adottare quei piccoli provvedimenti che possono ostacolare la sua attività.

Il criminologo ha affermato:  “In primo luogo dobbiamo cercare di accantonare quella che è la paura dei ladri e di quello che potrà accadere se questi entreranno in casa nostra. Dobbiamo invece metterci nei panni del ladro per capire come ragiona e come opera; una volta fatto questo, anticipare le sue mosse risulterà più facile e ci permetterà di evitare furti. In base a questo, ci sono 5 cose che il ladro NON vuole trovare quando va a compiere un furto. Se noi gli facciamo trovare almeno una di queste cose, ci sono alte probabilità che questo rinunci o che venga catturato. In primo luogo i ladri non vogliono farsi vedere, prediligono il buio. Per questo motivo è bene installare un sensore che faccia accendere una luce che possa illuminare il ladro, il quale si spaventerà perché potrà essere visto facilmente e quindi aumenta la possibilità che rinunci. La seconda cosa che i ladri non vogliono è farsi prendere, che sembra una cosa banale, ma in realtà non lo è. Il malvivente si mette in condizione di fuggire in maniera veloce e senza fare rumore, non perde tempo a mettere a soqquadro una casa qualora non trovasse soldi o beni preziosi. Quello che il ladro non vuole, poi, è farsi male. Ciò che dobbiamo fare è impedirgli di agire in maniera semplice e tranquilla, magari piazzando degli ostacoli che lo possano indurre a rinunciare proprio perché, essendo troppo pericolosi, lo porterebbero a ferirsi. Un deterrente che può essere utilizzato può essere l’installazione di siepi composte, ad esempio, da piante urticanti o che possano pungere il ladro, come rose o alloro, poste aldilà del cancelletto di entrata. Quarto punto: il ladro non vuole faticare. In questo dobbiamo essere molto scrupolosi: se lasciamo il cancello aperto e magari la chiave infilata nella serratura, è matematico che il ladro entrerà in casa nostra. Purtroppo l’abitudine di lasciare la chiave attaccata alla porta è ancora molto frequente, così come quella di lasciarla nei pressi dell’entrata, magari sotto dei vasi o dietro dei muretti, luoghi che i ladri, ovviamente, controllano. Ultimo punto in questione: il ladro non vuole perdere tempo. Come dicevo, non si mette a distruggere casa o cose del genere, ma più che altro cambia zona di azione, se vede che quella in cui è approdato è poco redditizia o poco favorevole per la sua incolumità.”

Caccetta ha poi continuato parlando di un fenomeno che ultimamente sta prendendo sempre più piede: i furti “tramite” social network:

“Secondo una stima basata su delle interviste fatte a 100 ex-ladri, è risultato che circa il 78% di questi ha utilizzato social network come Facebook o Twitter per pianificare i loro colpi. Anche questa può essere una cosa che noi considereremmo banale, ma in realtà è un fenomeno da tenere sotto controllo. L’uso dei social network è ormai diventato frequente. Quando noi pubblichiamo delle foto che ci ritraggono in vacanza, oppure dei post che annunciano la nostra imminente partenza, stiamo dando indirettamente le nostre chiavi di casa ai ladri. I malviventi che compiono dei furti programmati basano l’organizzazione del colpo proprio sui social network. È  sbagliato pubblicare foto di noi e della nostra famiglia in vacanza; per noi è una cosa assolutamente normale, ma non sappiamo chi può esserci dall’altra parte dello schermo. Col passare del tempo il modus operandi dei ladri che progettano colpi è cambiato. Se prima si doveva restare appostati davanti casa delle vittime per due o tre giorni in modo da studiare gli orari di uscita delle persone, gli spostamenti, ecc.., adesso con i social network è tutto più facile, proprio per questa ostentazione da parte delle persone che non pensano alle conseguenze.”

In conclusione, il criminologo ha poi dimostrato la falsità delle teorie seconde le quali i ladri addormentino con l’anestetico le proprie vittime:

“Questa è una cosa falsa, per vari motivi: in primo luogo, l’anestetico puro uccide. Quando una persona si deve operare, deve prima fare un colloquio con l’anestesista, che in base alle caratteristiche del corpo e dell’organismo del paziente decide quanto anestetico iniettare. Dunque, se la storia dei ladri che anestetizzano le persone fosse vera, è altamente possibile che quest’ultime sarebbero state trovate morte, cosa che non è mai successa. Inoltre, per satutare una camera da letto ci vuole una grande quantità di anestetico, che tra l’altro viene venduto in piccolissime dosi, conservate in degli armati metallici difficilmente scassinabili. A ciò si ricollega lo scarso numero di furti di questi anestetici, che aumenta quindi il grado di falsità di questo modo di operare dei ladri.”

L’incontro si è poi concluso con le informazioni e la consegna della modulistica, che dovranno essere usati per la creazione di questi gruppi di controllo del vicinato che, dopo le parole di Caccetta, deve essere preso in considerazione per contrastare quella criminalità a cui Avigliano, purtroppo, è stata più volte soggetta.

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