
Emanuele Conti preparatore atletico professionista: “Dedicato alla mia famiglia” Importante traguardo raggiunto dall'ex presidente dell'Umbria Ktc
AVIGLIANO UMBRO – 3 febbraio 2025 – Ritorna la rubrica “Un Aviglianese Doc”: protagonista, questa volta Emanuele Conti che ha conseguito un importante traguardo.
L’aviglianese, infatti, ha superato un master a Coverciano: l’aviglianese, che tutti noi conosciamo per aver dato vita ad un movimento sportivo quello del kettlebell nel corso degli anni, è diventato Preparatore Atletico professionista di calcio: il voto dell’esame di abilitazione è stato di 101/110.
Il racconto Il 40 enne aviglianese si è trasferito da qualche tempo al nord , più precisamente vicino a Monza, insegnando educazione fisica nelle scuole, ma non ha perso una delle sue tante passioni, quella della preparazione atletica. Emanuele così ha deciso, con tanti sacrifici (sia per gli spostamenti da Monza sia per lo studio) di andare a Coverciano.
Come mai hai deciso questa nuova avventura?
“Diciamo che è una questione che mi porto dietro da qualche anno… infatti mi iscrissi all’università di Scienze Motorie solo per poter avere il requisito per provare il test di ammissione, perché serve la laurea triennale ed anche il patentino di allenatore Uefa C. Feci un tentativo anche nel 2017 e totalizzai 47 punti ma essendo pari merito con altri entrarono loro perché più anziani di laurea. Lo riprovai nel 2018 ma niente: è un test insidioso perché se sbagli ti viene tolto un punto, invece se lasci in bianco vale zero. Mi ricordo che eravamo in 365 a provarlo… ne passano solo 40.Successivamente tra il lavoro a scuola a Milano, il Covid e la nascita di mio figlio, ho saltato diverse sessioni, ma il tarlo di non aver passato quel test c’era sempre… quest’anno mi sono deciso a rimettermi a studiare per ripeterlo e sono riuscito a superarlo.
Parliamo di questo Master che hai superato: chi sono stati i tuoi insegnanti?
“I docenti sono stati tanti e tutti molto validi, tra loro il professor Venturati, preparatore della nazionale di Prandelli ed anche un ex giocatore della Ternana, mister Attilio Sorbi, che si occupava di tecnica e tattica calcistica, che mi chiamava amichevolmente “Fera”. Tante le materie, che andavano dalla metodologia e fisiologia dell’allenamento, alla psicologia dello sport, passando per il recupero infortuni, nutrizione e comunicazione. Abbiamo avuto modo pure di fare due stage, uno alla Juventus (settore giovanile e femminile) ed uno al Parma (prima squadra). Poi ho passato una settimana anche con l’Atalanta U23 a Zingonia”.
Hai aneddoti particolari da raccontare?
“La cosa che mi rimarrà più impressa è stato il poter svolgere un test atletico di corsa sul campo centrale di Coverciano, dove si allenava fino a poche ore prima la nazionale italiana che avrebbe giocato contro Israele. Coverciano è un posto speciale… girare per i corridoi o al museo del calcio con le foto e le maglie dei giocatori e delle squadre nazionali che hanno fatto la storia di questa Federazione, ti fa sentire orgoglioso di essere italiano”.
Entrando nel ruolo del preparatore atletico, com’è cambiato questo mestiere nel corso degli anni?
“Diciamo che è un ruolo complicato, in cui si deve rapportare con tante figure tecniche e dirigenziali, che si è evoluto sia da un punto di vista tecnico che tecnologico. Infatti il preparatore atletico moderno non è più solo quello che si occupa dell’allenamento a “secco”, cioè quello che fa correre i giocatori… deve avere delle competenze tecniche e tattiche per coadiuvare il lavoro del mister, non a caso serve pure il brevetto di allenatore per accedere al corso. Poi con l’avvento dei GPS, cardiofrequenzimetri, accelerometri ed altre tecnologie per l’analisi della prestazione fisica ci sono una quantità di dati da analizzare notevole. Infatti nelle squadre professionistiche di serie A e B di alto livello c’è uno staff di preparatori atletici, ognuno specializzato in una certa mansione: c’è quello che si occupa dell’allenamento sul campo, quello che cura l’allenamento della forza in palestra, colui che fa da raccordo con l’area medica per il recupero infortuni ed infine quello che svolge la rilevazione ed analisi dei dati. Sono stato alla Pro Sesto in serie C nello staff tecnico a fare questo mestiere: eravamo due persone ed io mi occupavo del recupero infortuni e dell’allenamento della forza in palestra. Più si sale di livello più ti specializzi, la differenza sta tutta qui oltre ad avere una maggiore disponibilità di attrezzature e strumentazioni. Ho avuto anche un’esperienza in D al Sant’Angelo e al Seregno . Facevo tutto da solo perché c’è solo un preparatore e se va bene un fisioterapista per gestire la squadra, con tutti i limiti del caso ovviamente. Tutto questo mi è servito a farmi le ossa e provare tutti gli aspetti della professione.
Ti manca la tua terra di origine? Ti piacerebbe tornare da queste parti magari in qualche società professionistica?
“Ho iniziato il mio percorso calcistico nel 2015 con la Real Avigliano. Quindi, è ovvio, magari in futuro compatibilmente con la famiglia ci sarà modo di poter tornare, anche se come opportunità lavorative non c’è confronto, basta guardare quante squadre lombarde ci sono nei vari campionati professionistici nazionali; ma non lo nascondo: essere un giorno un preparatore atletico della Ternana sarebbe bello, magari contribuendo a farla tornare in serie A. Sognare non costa nulla…
A chi dedichi questo traguardo?
“Devo ringraziare mia moglie e le nostre famiglie… se non era per lei non mi sarei convinto a frequentare il corso, visto che non è stato facile incastrare tutto tra lavoro e famiglia, 6 settimane fuori casa. Alla fine, a prescindere dall’uso che riuscirò a farne, mi sono tolto questa soddisfazione e non mi rimarrà il rimorso di non averlo mai fatto”.