PERUGIA – 4 Aprile 2020 – Ieri avevamo parlato della possibilità anche in Umbria di tamponi a pagamento svolti dai privati. I test, ricordiamo, danno informazioni sulla presenza degli anticorpi che combattono il virus, ma in nessun modo ci dicono in che fase esso sia: se si è appena contagiati, se si è guariti, se si è contagiosi.
“I test rapidi basati sull’identificazione di anticorpi non possono, allo stato attuale dell’evoluzione tecnologica, sostituire il test molecolare basato sull’identificazione di Rna virale dai tamponi nasofaringei secondo i protocolli indicati dall’Oms“. Quanto riporta la nuova circolare della direzione generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute del 3 aprile.
Ad annunciare lo stop proprio il titolare della struttura, nei suoi profili social, dopo una pioggia di commenti negativi. A volerci vedere chiaro erano stati i NAS nella mattinata di giovedì, poi la Usl Umbria 1 con ispezioni dei locali. Quindi l’azione di convincimento da parte della Regione, dove nel frattempo erano arrivate le proteste di tante strutture concorrenti; dalla prefettura una richiesta di delucidazioni al ministero dell’Interno. Tante le associazioni e i cittadini che si sono mossi contro questi test a pagamento. La struttura ha poi dichiarato di voler collaborare con la Regione, aspettiamo sviluppi.
Così comunicava la Cgil Umbria, prima della chiusura: “Non è pensabile che i test rapidi per il coronavirus vengano effettuati a pagamento in strutture private, senza alcun criterio di selezione se non quello del portafoglio dei clienti.In primo luogo è la stessa comunità scientifica umbra ad affermare che l’utilizzo indiscriminato del test rapido su larga scala potrebbe comportare il venir meno delle misure di contenimento sociale, stabilite dal ministero ed essenziali per interrompere la trasmissione dell’infezione. Accanto a questo c’è un’enorme questione etica, che in una fase come questa dovrebbe trattenere anche i più audaci dal fare soldi sulle paure e sulle fragilità delle persone. Ora vanno trovati gli strumenti per evitare che questa iniziativa possa effettivamente realizzarsi, senza rimpalli di responsabilità. In una situazione emergenziale per la salute pubblica, come è quella in essere, non possono esserci cedimenti. Si fermi questa iniziativa scellerata, si rimetta in mano pubblica la gestione dell’emergenza.”
Parla il direttore regionale alla sanità Claudio Dario“Questo aspetto dell’utilizzo dei test rapidi al di fuori della pianificazione coordinata dai centri operativi regionali non risulta una pratica diffusa e condivisa. Nessuno mette in discussione la professionalità né la qualità dei laboratori, ma il punto è fare in modo che si integrino nella strategia nazionale e regionale per fronteggiare l’emergenza e contenere l’epidemia. Il discorso non è pubblico o privato, ma l’armonizzazione e la coerenza complessiva degli interventi. E dall’altra poter dare informazioni coerenti e coordinate alla cittadinanza, che inevitabilmente sta vivendo un periodo di ansia.”
Luca Proietti