AMELIA – 21 agosto – Potrebbero essere straordinari i risultati dello studio sulla statuita del Germanico. Lo afferma l’amministrazione comunale che ricorda come l’indagine commissionata pochi mesi fa sul prestigioso reperto archeologico sia di carattere innovativo. “I risultati – fanno sapere il vice sindaco Andrea Nunzi e l’assessore alla cultura, Federica Proietti – saranno comunque annunciati in una specifica conferenza ad inizio 2018”.
Nunzi e la Proietti sottolineano inoltre gli impegni dell’amministrazione sul recupero e la riscoperta del patrimonio archeologico locale. In una nota di replica alla forze politiche di minoranza, infatti, i due amministratori ricordano anche che “il Comune ha nel proprio programma politico l’unica missione di portare a termine sia i progetti avviati e non finiti, sia di intraprenderne di nuovi”. Sulla campagna di scavi iniziata di recente, vice sindaco e assessore precisano che “non si tratta di quanto era stato avviato nella precedente consiliatura ma di nuovi scavi che la nostra amministrazione ha promosso nel 2016 attraverso una specifica convenzione di studio, ricerca e formazione con l’Università della Tuscia di Viterbo, oltre che attivato rapporti scientifici e collaborazioni non onerose con docenti de La Sapienza di Roma e dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Stiamo creando – proseguono – sinergie anche tra l’Università della Tuscia, titolare di una concessione di scavo in un’area di particolare interesse archeologico e scientifico, il Mibact e la Soprintendenza archeologia con il coinvolgimento di un team internazionale”. Nunzi e la Proietti annunciano infine un’altra novità.
“D’intesa con la Soprintendenza – dichiarano infatti – abbiamo attivato la restituzione dell’ara rinvenuta nel 2012 dedicata ad Iside che attualmente risulta nel deposito di Perugia e che si intende esporre al museo archeologico cittadino. Abbiamo inoltre in deposito – concludono – i reperti particolarmente importanti rinvenuti nello scavo recente in località San Pancrazio in vista di una loro valorizzazione nel museo archeologico”