La cittadella degli artisti di cantina Le opere degli espositori a disposizione dei visitatori
AVIGLIANO UMBRO, 14 agosto 2017 – Manca solo un giorno alla fine della festa e se vi foste distratti, tra un piatto di manfricoli e una birra al Cicchio, non potete non perdervi lo scrigno d’arte nascosto nel centro storico di Avigliano.
Tredici cantine e fondi, messi a disposizione da alcuni proprietari e residenti, tra Piazza Piave e la Chiesa, aperti dopo anni per dar vita a quella che l’associazione Avigliano Variopinto, insieme con Cavour Art hanno ribattezzato: “La Cittadella dell’Arte”. E di cittadella ha proprio la fortificazione, entro cui si racchiudono opere, dipinti, fotografie ed installazioni d’arte contemporanea.
Tra la polvere e le ragnatele dei garage, dentro a vetrine ritinteggiate sopravvissute agli anni Sessanta, sorrette da chiodi e fili ancora volanti. Con la risultante di rendere l’arte meno baldanzosa, più povera sì ma solo nella cornice, espressione di un nuovo modo di percepire e fruire creazioni, scatti e flussi di colore. Non è la prima volta che si ricrea questo spazio d’arte nel cuore di Avigliano.
Già dallo scorso anno, era stato sperimentato questo guizzo d’arte, per colorare e animare le piccole vie che frastagliano il centro. Così, complice il successo della passata edizione, si è deciso di replicare. Grazie al contributo e alla cura di Franco Profili, sono stati richiamati ad Avigliano tredici diversi e poliedrici artisti. Sette donne tre fotografi, tre provenienti da altre regioni non lontane dalla nostra cara e verde Umbria.
Tra gli espositori: la giovane narnese barbara Lunetti, le ternane Dalida Borri e Margherita Vagaggini, le amerine Aurora Ghielmini e Gloria Vatteroni, la perugina Roberta Meccoli; l’artista di San Sepolcro Saverio Mercati, il reatino Pasquale Verdone, i ternani Stefano Colangeli e Ugo Antinori; per continuare con il giovane fotografo aviglianese Gianluca Pantaleo, appena tornato da Londra. «A loro vanno aggiunti quelli da cui in realtà è partito tutto – dice Franco Profili – e ciò l’artista romana Arianna Matta e il fotografo ternano Paolo Carnassale». Insieme hanno saputo fondere il tema dell’archeologia industriale che entrambi, in tempi e modi diversi, hanno affrontato. «Arianna con i suoi interni sospesi e Paolo con una serie di lavori fotografici realizzati nel sito di Papigno – spiega ancora Profili – hanno messo in scena il dramma dei luoghi abbandonati dall’uomo». Un po’ come quelle cantine di Avigliano che ora tornano a rivivere accogliendo nuovi stimoli, nuovi occhi e nuove contaminazioni. Della gente qualunque che si avvicina, incuriosita e che poco sa o potrebbe sapere, impreziosendo quell’improvvisato patrimonio artistico che vuole dar lustro ad altri modi di fare e contribuire all’arte. Senza alcuna pretesa, se non quella di costruire nuovi legami. Tra pubblico e artisti, per dar forma ad un nuovo dialogo mirato ad accrescere solo il bene comune.