Perché in un percorso teatrale come quello creato dalle classi 4e della scuola primaria di Avigliano Umbro, ha voluto che ogni spettatore che partecipa deve uscire dal percorso cambiato: nel corpo e nell’anima. È questa l’essenza del lavoro che parte da una ricerca e uno studio particolarmente approfondito sul cibo: sia scientifico che filosofico. Raccontarlo lo rende banale. Bisogna viverlo. Tutti i sensi mirano all’ascolto e anche i più scettici escono dalla performance trasfigurati, nel volto e nella mente, portandosi addosso la poesia e la tenerezza di un gesto.
Lo spettatore viene immerso così in questa ricerca e ne scopre la profondità usando i propri sensi in modo diverso dal solito, sollecitando il corpo: perché “Il corpo sa molto più di quello che crediamo”. E lo spettatore viene condotto in un mondo parallelo, fatto di fiabe, sogni e gioco. Si parte da una domanda. Perché la cosa difficile è trovare quella giusta, che permetta di avvicinarsi al nostro lato oscuro, quello che conosciamo meno. L’importante non è darsi una risposta, ma riuscire a trovare la domanda personale che possa essere riconosciuta come universale da chi assiste allo spettacolo. E “assistere” non è il termine gusto: lo spettatore, infatti, è parte del processo di conoscenza, viene guidato e coccolato dagli attori e diventa esperienza stessa. Come ha sempre fatto Classinscena in questi anni: offrire tante possibilità di fare esperienze pedagogiche e artistiche uniche e mai sperimentate precedentemente: sia agli attori che agli spettatori, con l’obiettivo di fare sempre più crescere la comunità.
(si ringrazia per la collaborazione Massimo Manini)