31 gennaio 2020 – O, sarebbe meglio a dire, il “citofono”. Già, perché fra le tante cose dette e fatte da Salvini in questa campagna elettorale per le elezioni in Emilia-Romagna, questa è sicuramente quella che più ha lasciato il segno in termini di impatto mediatico. E in termini negativi soprattutto. Quale persona, soprattutto un politico, si sognerebbe di citofonare alla casa di un privato cittadino, attorniato fra l’altro dalle telecamere, per chiedergli pubblicamente se “spaccia”? È presumibile nessuno. E invece no: Matteo Salvini lo ha fatto, non pentendosene. Ed è uno, sicuramente, dei motivi che fanno di lui un leader non moderato ed in cui non si riconosce tutto l’elettorato del centrodestra.
Non c’è due… per ora Non c’è stato il raddoppio, per ora. Ovvero non c’è stata la conquista, dopo l’Umbria, di un’altra regione storicamente “rossa” essendo governata dalla sinistra ininterrottamente dal 1970 in poi. Se la sinistra Umbra veniva da un disastro in termini di governo e presentabilità, non si può dire per niente lo stesso dell’Emilia-Romagna dove al governatore uscente (e riconfermato con il 51,4% di consensi) Stefano Bonaccini è stato riconosciuto di aver ben lavorato durante il suo primo mandato. Quello di Bonaccini è un successo totalmente personale: lui stesso non ha voluto la presenza di leader nazionali all’interno della sua campagna elettorale, memore forse di quello che era successo a Bianconi in Umbria. Un successo fatto anche di “pianificazione alla Salvini”, di studio dell’avversario e del territorio e di strategia sul proprio look e sulla propria immagine, come anche dichiarato da Daniel Fishman della società Consenso che, con Fabrizio Masia di Emg Acqua, ha progettato la campagna elettorale vincente di Bonaccini. Un particolare su tutti emerge: il radicale cambiamento di look, con un netto dimagrimento, la crescita della barba ed il cambio della montatura, con il passaggio ai “di moda” occhiali a goccia.
Sardine Bonaccini deve poi ringraziare le Sardine per il loro fondamentale supporto “anti-Salvini”. Anche se il nuovo movimento delle piazze italiane non ha fornito alcuna precisa indicazione di voto, ha fatto comunque ben intendere per chi bisognasse NON votare (vedi “Bologna non si lega”). E questa non è certo cosa da poco.
L’assente Chi dall’altra parte era invece assente era proprio Lucia Borgonzoni, anche lei, come Donatella Tesei, fagocitata dal pantagruelico leader di partito, anche se la sua figura è stata più in vista di quella dell’attuale governatrice umbra. Anche troppo, forse. La candidata leghista ha riportato infatti alcune figure barbine affermando, ad esempio, che con lei gli “ospedali sarebbero stati aperti 24 ore su 24” (come se ora non lo fossero già) o generando seri dubbi in merito alle sue conoscenze geografiche dopo aver detto, in una intervista radiofonica a “Un giorno da pecora” su RadioUno, che l’Emilia-Romagna “confina con il Trentino-Alto Adige e l’Umbria”. Entrambe le gaffe commesse ad inizio campagna elettorale. Non proprio un buon inizio insomma.
La Bestia Alla fine dei conti, insomma, la narrazione della “Bestia Salviniana” di voler liberare anche l’Emilia-Romagna questa volta non ha funzionato. La maggior parte dei cittadini non ha creduto al fatto che in Emilia-Romagna si vivesse male e che fosse una regione italiana in crisi, ma ha invece pensato e votato tutt’altro. Sebbene abbia vinto in maniera larghissima in Calabria (con Jole Santelli di Forza Italia al 55,3% dei consensi) quello emiliano-romagnolo è stata un boccone amaro per Salvini, sia per il fatto che alcuni sondaggi davano la candidata leghista in vantaggio, sia perché (punto ancor più importante) con la caduta di un’altra storica regione rossa Salvini avrebbe potuto rivendicare la fine di un governo tenuto in piedi solo da una colla bicomponente molto potente. Questo non è accaduto e siamo certi che, almeno un altro annetto, Giuseppe Conte a Palazzo Chigi se lo farà.
Musica musica Abbiamo nuovamente scomodato Domenico Modugno citando, come titolo dell’articolo di oggi, un suo personale successo targato 1975 su dischi Carosello: stiamo parlando di “Piange il telefono”, versione italiana del successo francese “Le téléphone pleure” di Claude François del 1974. Questa volta a piangere, però, è il citofono. La voce della bambina è di Francesca Guadagno, mentre l’arrangiamento e la direzione dell’orchestra sono affidati al Maestro Angelo Giacomazzi.