ACQUASPARTA – 14 aprile – Gli affreschi attribuiti a Giovan Battista Lombardelli e i prestigiosi soffitti a cassettone, in particolare quelli della sala del trono, saranno tra le principali attrazioni artistiche e culturali della riapertura di Palazzo Cesi per il periodo di Pasqua.
Lo rende noto il sindaco, Roberto Romani, che annuncia la decisione dell’amministrazione di rendere visitabile l’antico palazzo da domani al 17 aprile. Le porzioni el palazzo messe a disposizioni dei turisti saranno quelle del pian terreno e del piano nobile, riferisce sempre il sindaco, con la messa a disposizione di visite guidate dalle 10 e 30 alle 12 e 30 e dalle 15 e 30 alle 18 e 30. “Proseguono – dichiara Romani – le iniziative per promuovere la valorizzazione di Palazzo Cesi e con esso la città di Acquasparta ed il suo territorio. L’edificio, come noto – prosegue – è un gioiello del Rinascimento italiano in Umbria e dimora di Federico Cesi fondatore dell’Accademia dei Lincei. E’ quindi un’occasione importante per immergersi nella storia dell’arte d’Italia, da rivivere al meglio all’interno della spirituale tranquillità di un borgo della verde Umbria”.
Presenti per l’occasione anche numerosi rappresentanti delle autorità locali, dell’associazionismo, delle associazioni degli ex combattenti e delle famiglie da cui provenivano le persone uccise dalla rappresaglia tedesca. Motlo numerosa anche la partecipazione dei cittadini. “È uno degli episodi più cruenti e spietati della storia bellica delle nostre zone”, ha detto il presidente Lattanzi che ha sottolineato il valore della memoria. “Un valore – ha affermato – che va mantenuto e attualizzato perché serve a mantenere alta l’attenzione sui pilastri fondanti le nostre democrazie costruite anche con il sacrificio di chi ci ha preceduto e che è morto per gli ideali di cui noi oggi ci nutriamo”.
L’eccidio – Il 13 aprile del ’44 vennero fucilati 13 cittadini inermi, sospettati di collaborare con i partigiani. Un episodio di una vera e propria “guerra ai civili”, in più la strage è organizzata e voluta con particolare ferocia da un colonnello fascista della Guardia Nazionale Repubblicana, Faustini Giunio, originario di Spoleto e operante a Terni e dai suoi figli di nome Franco e Vittorio, sergente, insieme ad un altro milite della Gnr.
Il 12 aprile 13 cittadini vengono arrestati su indicazione proprio del Faustini, portati nella caserma dei Carabinieri e il giorno dopo fucilati sulla piazza del paese da 20 soldati delle SS tedesche, senza alcun processo e abbandonati poi sul posto i loro cadaveri.