(Fotografia di copertina: le Sardine a Modena in Piazza Grande lo scorso 18 novembre)
29 novembre 2019 – Sarebbe meglio scrivere “sotto il segno delle Sardine”. E non sto parlando del sapido pesciolino che si può mangiare, come le acciughe, su di una fetta di pane spalmata con una dose generosa di burro. No: qui si tratta del movimento di “protesta” nato lo scorso 14 novembre in occasione della visita di Salvini al Paladozza di Bologna per le elezioni regionale in Emilia-Romagna del prossimo 26 gennaio. Tutto è partito da quattro giovani trentenni (Mattia Santori, Andrea Garreffa, Giulia Trappoloni e Roberto Morotti) che cercavano il modo di fermare “l’onda leghista” che sta tuttora travolgendo la loro Emilia-Romagna. Andiamo a vedere la loro idea.
La genesi Il tutto è nato in circa sei giorni con un nome che si contrapponeva a quello dello “squalo” Salvini e che faceva capire la compattezza del gruppo: le sardine, infatti, sono tante e si muovono in massa. E anche la loro idea doveva trasformarsi in una manifestazione di massa contro l’odio ed il populismo. I ragazzi hanno pubblicizzato la “protesta” tramite la creazione di un evento su Facebook dal nome “6.000 sardine contro Salvini”: l’obiettivo era infatti quello si superare le 5.570 persone che il Paladozza di Bologna poteva contenere. L’appuntamento, ovviamente, la sera del 14 novembre a Piazza Maggiore a Bologna al grido di “L’Emilia-Romagna non abbocca” e “Bologna non si lega”. Ogni partecipante era inviato a portare con sé una sardina disegnata su di un cartone. Come sappiamo, la manifestazione è andata molto bene, anzi, ben oltre ogni previsione: di “sardine” non ve erano infatti 6.000, ma 15.000.
Il successo Subito il “Movimento delle Sardine” si è spostato da Bologna alle diverse città italiane dove Salvini si fosse recato ospite, fra le quali anche Terni (20 novembre, ma non è andata molto bene) e Perugia (23 novembre). Salvini ha visto in maniera abbastanza positiva questo di genere di manifestazione d’opposizione, in quanto da lui reputata pacifica e non violenta. Il successo è poi piombato addosso anche a quattro ragazzi “leader” del Movimento, già più volte ospitate in diverse trasmissioni televisive (fra le quali Piazzapulita del 21 novembre scorso).
Contro cosa? Come si è potuto ben capire il movimento delle sardine è contro il populismo da quattro soldi e contro la politica dell’odio, ma anche contro quella politica fatta di selfie e post su facebook ed il riferimento è ovviamente alla politica di Matteo Salvini, il principale nemico delle Sardine. Lo stesso Mattia Santori ha dichiarato a Piazzapulita che il gruppo è “Il principale nemico della strategia di Salvini”. I partecipanti alle manifestazioni vorrebbero il ritorno di una politica più seria, quasi da prima Repubblica, all’interno della quale il “politico” torni ad essere una figura istituzionale e rilievo. Altro nemico da combattere è poi, come anticipato, l’odio, il quale contraddistingue sempre di più le frasi di alcuni esponenti delle istituzioni. Difendere quindi l’uguaglianza di ogni persona rispetto ad una altra.
Ma a favore di che? Più volte gli organizzatori della protesta hanno sottolineato di essere un Movimento apolitico, apartitico e fuori dal sistema. Vi ricordano per caso qualcuno? Movimento 5 Stelle magari. Ecco il problema allora. Sebbene la sinistra (fra cui Zingaretti) ha salutato in maniera molto positiva l’apparizione di questo nuovo Movimento, quest’ultimo stesso ha ribadito di non essere unito sotto alcuna bandiera politica o partitica. Non erano però le stesse intenzioni di Beppe Grillo e del futuro M5S? Le “Sardine” non dovrebbero quindi trovare un qualcosa che le unisca ancora di più che il semplice essere contro qualcuno o contro qualcosa? Non si vuole di certo sminuire l’importanza e la portata di questa protesta, ma è sempre molto facile essere contro qualcosa, mentre è difficile trovare delle idee nuove da sviluppare e da “portare a sistema”. Se le Sardine vogliono avere un futuro e dare un contributo fattivo alla nazione Italia, dovranno trovare quindi anche un qualcosa da proporre e non solo dei motivi per essere contro.
Musica musica Cade quindi a fagiolo, per il suo particolare titolo e per le tematiche trattate, il celebre brano di Antonello Venditti del 1978 “Sotto il segno dei pesci”, pubblicato nell’omonimo album per la casa discografica Philips. L’arrangiamento del brano è curato dallo stesso Antonello Venditti.