Comunicato stampaL’intervento del parroco

Una fiaccolata e le parole degli esperti per dire no alle dipendenze

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AVIGLIANO UMBRO – 14 marzo 2018 –  Circa 150 persone hanno preso parte, sabato 10 marzo ad Avigliano Umbro, all’iniziativa dal titolo “No all’indifferenza, no alla dipendenza, sì ad una vita bella e pulita”, organizzata dall’Unità Pastorale di Santa Vittorina (Parrocchie di Avigliano Umbro, Castel dell’Aquila e Dunarobba-Sismano), per richiamare l’attenzione su problematiche e recenti episodi legati a “vecchie e nuove dipendenze”, che hanno riguardato anche il nostro territorio.

Una fiaccolata, che ha preso il via da piazza Piave, con queste parole:“Iniziamo questo percorso intervallando momenti di silenzio e spunti di riflessione. Portiamo questa croce, segno universale, che riassume la sofferenza, il dolore, le paure, il vuoto, le delusioni dell’uomo di ieri e di oggi. Dalla cima di questo legno si dipanano nastri colorati per indicare che da ogni croce, da ogni fallimento, da ogni angoscia e paura umana può rinascere la speranza e il desiderio di una vita nuova. Il tempo di Quaresima è tempo propizio per correggere gli accordi dissonanti della nostra vita e accogliere la sempre nuova, gioiosa e promettente notizia della Pasqua del Signore”.

Lungo il percorso tre soste. Durante il cammino i numerosi partecipanti hanno fatto tre soste, con lettura di altrettanti brani del Vangelo (“Tentazione nel deserto”, “Il giovane ricco” e “Il figlio prodigo”) seguita da significative riflessioni.Tre le parole che sono risuonate nel tragitto: fermati, guarda e ritorna!Occorre fermarsi (siamo presi da troppe corse e frenesie), per guardarci dentro ed intorno (ove possiamo scorgere tanti volti che ci interpellano e anche ci impediscono di spegnere il coraggio di affrontare le difficoltà) e tornare (per riassaporare il profumo del “vestito più bello”, per riprendere in mano la propria vita).All’oratorio, poi, dove è confluita la marcia, gli interventi di Francesca e Rinaldo e di Sonia e Gilberto, incentrati sulla famiglia, sui figli, sull’educazione, sui fallimenti, sulla rinascita.

Francesca e Rinaldo, giovani sposi attualmente responsabili della Casa Caritas di Villa San Faustino, hanno parlato della loro necessità di colmare un vuoto esistenziale, della ricerca di felicità, nonostante avessero beni materiali e avessero studiato. L’incontro con le comunità Caritas (dove poi si sono conosciuti e sposati), e attraverso di esse con il Signore, ha permesso loro di riprendersi in mano la vita, portandoli anche a decidere di spendersi per quanti, ragazzi ed adulti, toccato il fondo, bussano alla loro porta. Una vita – fatta di preghiera, lavoro, dialogo, relazioni, aiuto – a volte dura ma piena di senso, nella quale spesso vedono il “miracolo” del passaggio dalla morte alla rinascita.

Sonia e Gilberto, sposi e genitori, esperti di tecnologia e social, super impegnati: quando la malattia, quasi in contemporanea, li colpisce entrambi si “fermano”. Ripensano la qualità della vita passata e guardano soprattutto i loro bambini. Si curano, guariscono ed inizia un tempo “nuovo”, fatto di maggiore attenzione ed ascolto dei figli, come emerge dal libro “#Gnomeide: salvate le mamme e i papà”, di cui sono autori (il cui lancio editoriale è avvenuto il giorno successivo a Todi, nei Palazzi Comunali, in una gremita Sala del Consiglio).

Le parole dei due esperti Una testimonianza toccante, unita anche ad approfondimenti sui rischi legati alla Rete ed indicazioni concrete sull’uso intelligente che di essa, invece, ricca di potenzialità, si può e si deve fare.  “I social – ci hanno detto, tra le altre cose – fanno parte della nostra vita e di quella dei nostri figli. Per loro è naturale usare questo strumento.Uno strumento che va conosciuto. Gli educatori hanno il dovere (che abbiamo perso, perché ci sentiamo inadeguati in questo ambito) di far conoscere ed accompagnarli ad un uso positivo.Ormai il cellulare si regala alla Prima Comunione, con tanto di connessione dati e ciò impedisce il monitoraggio …

Come aiutare i più piccoli? Accompagnandoli! Noi per primi dobbiamo conoscere i nuovi mezzi e i rischi ad essi legati e far riflettere i ragazzi su ciò che stanno facendo …L’educazione è importante e non può essere delegata né all’informatica né ad altro …Il buon senso funziona anche nei social network.Quando siamo al parco e i nostri figli giocano sorvegliamo su di loro, se avvertiamo un pericolo li richiamiamo e li mettiamo in guardia: ‘Attento che ti fai male… quel gioco non farlo, è pericoloso … vai più piano’; ecco, lo stesso siamo chiamati a fare anche nel mondo digitale!

 I social network nascono per comunicare, costruire reti, ponti; spesso, invece, portano i ragazzi ed anche gli adulti a sentirsi soli e, a volte, causano patologie e dipendenze.Perché? E’ difficile dirlo. Ci dovrebbero aiutare ad ampliare la nostra rete sociale.Evitiamo di chattare col vicino di casa che possiamo invitare a prendere il caffè! Costruiamo, invece, reti con chi ha interessi e passioni comuni a noi. Se le relazioni si basano su sani interessi comuni possono da effimere divenire autentiche; c’è uno scambio, un baratto: a questo servono i social, non a chattare per ore con persone che sono già nostri amici, che sono vicini. I nostri ragazzi hanno, spesso, un profilo privato; quest’ultima parola ci dà un senso di sicurezza, che però è ‘finto’ …

Porre domande  Ai figli è bene porre domande non su con chi condividono ma se è opportuno condividere certe cose. Importante è condividere, infatti, contenuti che possono essere utili ad altri, a costruire ponti e non distruggerli.Fondamentale poi aiutarli nella sfida della costruzione e salvaguardia della propria identità digitale, fin da quando sono piccoli. Ed oggi, invece, che si fa? Già si mettono immagini della prima ecografia, poi del primo bagnetto e poi … foto su foto …Tra i rischi principali l’adescamento da parte di sconosciuti che entrano in contatto con i minori (e questo anche attraverso la playstation).Saggio è evitare che i ragazzi si chiudano in camera con il computer o altri mezzi, che è bene magari tenere in un luogo di passaggio …Altrettanto importante è dare un tempo per i giochi digitali, anche perché quando si gioca si perde ogni riferimento temporale. Anche molti adulti giocano ore ed ore fino a tarda notte!

La strategia da utilizzare  I ragazzi di solito hanno una password per accedere al cellulare o al Pc … Sonia e Gilberto hanno condiviso una loro “strategia”: va anche bene avere la password, c’è il discorso della riservatezza, della privacy … però hanno deciso con i loro due figli di mettere le password in un salvadanaio; non servirà probabilmente rompere il salvadanaio, ma nel caso insorgessero problemi ciò sarà fatto per poter intervenire adeguatamente.

Per concludere  Insomma, una vita bella e pulita ed anche rialzarsi dopo la caduta è possibile. Servono conoscenza, educazione al vero e al bene, dialogo, accompagnamento, dei “no”, sacrifici e, in alcuni casi, aiuti e percorsi adeguati. Sopra ad ogni cosa, serve la luce del Signore morto e risorto.

 Michela Massaro

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